La caccia ai cervelli del settore tecnologico
Le aziende del settore tecnologico stanno affrontando una nuova, freschissima, crisi: non sanno più chi assumere. Dimenticate l’immagine del cacciatore di teste rincorso dall’aspirante candidato, perché oggi i lavoratori con competenze ICT non hanno certo bisogno di corteggiare nessuno. Anzi, è assai probabile che verranno ricordati come una delle grandi carenze di questa pandemia. La stima del tasso di disoccupazione per chi lavora in questo settore è pari a circa l’1,7% rispetto al 4% dell’economia generale. Per chi poi ha esperienza anche nella sicurezza informatica, si scende addirittura a quota 0,2%. Un fenomeno, comunque, che non riguarda soltanto i lavoratori del tech, ma persino i manager delle risorse umane del settore. Figure ormai talmente essenziali da essere diventate pochissime, cosa che ha spinto in alto i loro salari con un aumento stimato del 30%. “Se non offri lavoro a distanza, una formula ibrida, qualche benefit o cose del genere, non riuscirai ad assumere nessuno” ha spiegato una nota Hr americana al New York Times.
Chi offre di più? Insomma, la battaglia tra le aziende per le assunzioni nel tech si fa ormai a colpi di benefit, ha scritto Wired. Di fronte alla carenza di lavoratori qualificati e alla forte concorrenza, le aziende sono arrivate al punto di pagare le persone che si offrono per un colloquio o ad offrire viaggi ai dipendenti che scelgono di rimanere. Le “grandi dimissioni” hanno ampliato il divario tra domanda e offerta di talenti tecnologici, spingendo i datori di lavoro a ricorrere disperatamente ad incentivi estremi per reclutare il maggior numero possibile di persone. C’è chi ha dato più ferie, chi ha lanciato nuovi congedi parentali, chi ha offerto assistenza sanitaria. La carenza di talenti nel tech ha toccato anche Paesi come l’India, dove l’amministratrice delegata di Salesforce l’ha definita una “questione da risolvere nel medio termine” (Financial Times).
Porte aperte La carenza di talenti tecnologici sta avendo impatti significativi persino sugli assetti proprietari delle aziende, incentivando operazioni come fusioni e acquisizioni, cresciute del 10% durante la pandemia (Wall Street Journal). Quanto all’Italia, continua a crescere la domanda di lavoratori qualificati di questo settore, con retribuzioni decisamente superiori alla media, anche per i profili junior (CorCom). Qualche giorno fa è stato proprio il direttore della neonata Agenzia per la cybersicurezza italiana, Roberto Baldoni, a dichiarare che il Paese è “a caccia di cervelli”, annunciando l’apertura di un concorso pubblico per oltre 70 posti, che sarà aperto anche ai giovani neolaureati (Repubblica+).
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