È meglio il telelavoro o lo smart working?
Spesso confusi, telelavoro e smart working sono in realtà ben diversi. Si tratta infatti di modalità di lavoro che, sebbene presentino molti tratti comuni, si differenziano per il contesto in cui vengono applicate e per la regolamentazione contrattuale che le disciplina.
Cosa si intende per telelavoro
Nel telelavoro, che può essere adottato tanto dalla Pubblica Amministrazione quanto dalle imprese private, il lavoratore svolge la sua opera al di fuori della sede con l’ausilio di supporti tecnologici predefiniti.
Nel telelavoro subordinato il lavoratore deve attenersi a quanto stabilito dal datore di lavoro, mentre nel telelavoro parasubordinato può organizzarsi in autonomia pur dovendo coordinarsi con l’impresa committente.
Se invece il lavoratore è autonomo, può operare per più committenti con mezzi propri e con un’organizzazione da lui definita.
A livello contrattuale, il telelavoro deve soddisfare precise caratteristiche. Innanzitutto, deve essere volontario: se il lavoratore subordinato rifiuta di lavorare da remoto, non può essere licenziato né sanzionato.
In secondo luogo, i telelavoratori devono avere gli stessi diritti dei lavoratori che operano presso la sede aziendale. Anche la loro retribuzione deve coincidere con la retribuzione di chi – all’interno dell’azienda – svolge la stessa mansione con lo stesso inquadramento.
Di norma il telelavoro viene svolto in una sede fissa diversa dalla sede aziendale, espressamente indicata sul contratto.
Cosa si intende per smart working
Lo smart working (o lavoro agile), introdotto nel 2017, prevede lo svolgimento del lavoro in parte presso la sede aziendale in parte all’esterno, senza la necessità di indicare una postazione fissa. Non è dunque un contratto, ma una modalità di lavoro.
A regolamentarlo è l’articolo 18 della Legge n. 81/2017. La principale differenza tra telelavoro e smart working è il luogo di lavoro: se nel telelavoro deve essere fisso e definito, nello smart working c’è maggiore libertà.
Il lavoratore può infatti decidere di lavorare da casa, ma anche dalla biblioteca, da un cafè o dal luogo che ritiene opportuno. Inoltre, ha in genere la possibilità di scegliere con maggiore autonomia a che ora iniziare e a che ora spegnere il computer.
Un’ulteriore differenza è la flessibilità: il telelavoro viene completamente svolto in un luogo diverso dalla sede aziendale, mentre lo smart working può alternare il lavoro da remoto al lavoro in sede.
Se lo Smart Working viene stabilito mediante accordo scritto, per “rescindere” dall’accordo il datore di lavoro e il lavoratore hanno diritto ad un preavviso minimo di 30 giorni.
Smart working e telelavoro: i vantaggi e gli svantaggi
Come tutte le modalità di lavoro, anche lo smart working e il telelavoro hanno i loro pro e i loro contro.
Innanzitutto, sono modalità sostenibili dal punto di vista economico. Il lavoratore risparmia sui costi della benzina, dei mezzi pubblici, dei pasti e dei parcheggi, mentre l’azienda risparmia sui costi derivanti dalla presenza del lavoratore in ufficio (corrente elettrica, telefono, carta ecc.).
Inoltre, il lavoratore ha la possibilità di bilanciare maggiormente la vita lavorativa e la vita privata, aumentando di conseguenza la sua soddisfazione e produttività.
Tuttavia, per poter adottare telelavoro e smart working con efficacia, è necessario che l’impresa crei un’ottima cultura del lavoro: i lavoratori non presenti in sede devono sentirsi ugualmente coinvolti e considerati, per evitare che si isolino e che le loro performance calino.
Inoltre, deve esserci una comunicazione interna efficace per evitare incomprensioni e scadenze non rispettate. Una comunicazione confusionaria e irregolare può causare stress e demotivazione, tanto in chi lavora da remoto che nei lavoratori in sede.
Se hai l’opportunità di lavorare in smart working, o ti è stato proposto il telelavoro, ma non sai se tali modalità lavorative fanno per te, gli esperti di Phyd possono aiutarti: chiedi un consulto ai nostri coach!
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